È stato provato che all’interno dei curricula vitae inviati per rispondere a una offerta di lavoro contengono un sacco di bugie. Queste elencate di seguito sono le più comuni.

La conoscenza della lingue

La maggior parte dei cv che arriva in mano ai reclutatori contiene delle falsità in merito alla conoscenza delle lingue straniere. C’è una bella differenza tra delle competenze spendibili in una conversazione professionale e una conoscenza scolastica che ha lasciato qualche reminiscenza.

Per evitare di venir fregati, occorre sempre chiedere delle certificazioni che attestino il livello di lingua e anche la data in cui sono state rilasciate perché potrebbe fare la differenza. Un secondo modo è rivolgersi a un valido investigatore privato Roma esperto in indagini aziendali e professionali.

Il titolo di studio

La principale bugia contenuta nei curricula riguarda il titolo di studio. Purtroppo, diverse persone fingono di avere dei titoli che, in realtà, non hanno mai conseguito. Il caso più comune riguarda la trasformazione in una laurea vera e propria di una sporadica frequenza di qualche corso universitario. Millantare dei titoli che in realtà non esistono serve a un candidato a dare maggior spolvero di sé ma, si sa, le bugie hanno le gambe corte; con un po’ di pazienza, un detective privato

Le esperienze pregresse

Inoltre, quando si tratta di bugie nei cv molti mentono in merito alle esperienze pregresse. Alcuni si autopromuovono fino a ricoprire posizioni e ruoli superiori e migliori rispetto a quanto è successo. Inoltre, si mente anche in merito al periodo in cui è stata ricoperta la posizione e sul motivo della cessazione del rapporto di lavoro. Occorre interpellare un investigatore privato Roma che possa sentire l’azienda e verificare tutte le informazioni ricevute.

Gli interessi

Infine, si mente anche sugli hobby e sugli interessi. Nella speranza di darsi un certo tono, alcuni inseriscono degli hobby del tutto inventati o comune sovrastimati. Alcuni sono convinti che la lettura o il volontariato possano far apparire la candidatura migliore agli occhi dei recruiter, i quali non sono proprio degli sprovveduti e sanno benissimo che molti lo fanno perciò con un paio di domande sanno capire chi hanno davanti a loro.

Di Grey