Il dibattito sulle legalità della cannabis è aperto da molti anni ma difficilmente si riesce a capire che cosa sia effettivamente lecito e che cosa no. Dosaggi percentuali e composizione sono elementi fortemente influenti, ma di recente una sentenza dell’ONU ha posto una pietra miliare per modificare completamente l’assetto del rapporto che gli Stati e gli enti pubblici, così con i consumatori possono avere con questa sostanza naturale, come riportato anche in questo interessante articolo.
Troppa disinformazione sulla cannabis
L’elemento più importante sta nel comprendere la differenza fra canapa e cannabis e soprattutto fra quella light e quella per così dire normale.
La prima è una pianta che cresce comunemente allo stato selvatico ed è coltivata da tempo anche nel nostro paese e che in passato veniva utilizzata nelle campagne per la produzione di cordami molto resistenti, stoffe e tessuti da lavoro, oltre che mangime per animali e altri prodotti, soprattutto in territori con terreno paludoso oppure un clima difficile che rendeva poco produttivo ogni altro tipo di coltivazione.
La cannabis, Sativa e Indica, invece sono due varietà della canapa che da tempo sono note per le loro proprietà psicoattive, ma non solo. A causa di selezioni mirate, infatti, quello che era un normale principio attivo presente con una concentrazione relativamente bassa in tutte le piante di queste specie, il THC, è stato fatto salire considerevolmente.
A essere resa illegale per molti anni, all’atto pratico è proprio questa molecola, ma al di sopra di una certa concentrazione che ne costituisce la soglia attiva. Molte piante, anche di altre specie, contengono cannabinoidi, ma in tracce irrisorie e non vengono perciò usate a scopi ricreativi e non sono mai state considerate illegali.
In Italia attualmente sono presenti coltivazioni a cielo aperto di canapa per uso commerciale e terapeutico, che vengono garantite per avere concentrazioni di tetraidrocannabinolo al di sotto dello 0,2%. Questo garantisce che si tratti di un prodotto perfettamente compatibile con la salute umana, ma soprattutto legale.
La canapa fa parte dell’alimentazione e della vita umana da epoche preistoriche. In molte zone del mondo le popolazioni nomadi che si spostavano dietro ai greggi allo stato brado e i pastori avevano imparato a riconoscere le proprietà alimentari di questa pianta spontanea.
Successivamente hanno iniziato a coltivarla per la resa elevata dei raccolti e anche per il fatto che i fiori venivano utilizzati per le loro proprietà benefiche e anche per gli effetti psicotropi e psicoattivi.
In seguito, poi, è stata iniziata la demonizzazione dell’impiego ricreativo di questa pianta, in base a questioni che avevano ben poco di scientifico e molto più di politico.
Questo ha di fatto escluso la canapa dal processo di sviluppo agricolo proprio nella fase in cui la coltivazione diventava scientifica e le strumentazioni di laboratorio, unite alle metodologie avrebbero permesso di individuarne criticità e vantaggi.
Nel tempo, però, in zone non proibizioniste come l’Olanda, i canapai e gli appassionati hanno continuato a lavorare per creare selezioni e analizzare in maniera scientifica i principi attivi e gli effetti di questa pianta.
Grazie agli studi condotti a livello clinico e al lavoro di chi si è dedicato allo sviluppo di metodologie per concentrare i cannabinoli presenti, anche per ridurre il bisogno di assunzione tramite pirolisi, cioè fumando la cannabis, ci si è resi conto che le sostanze presenti nella canapa indica non hanno effetti deleteri per l’organismo umano.
A esempio non causano dipendenza o danni neurologici di sorta, ma che in realtà ad essere problematico è il consumo illegale che passa attraverso malavita, cattive regole di conservazione, tagli del prodotto per appesantirlo per renderlo più appetibile.
Le proprietà della cannabis e del CBD
Quelle che per tanto tempo sono state soltanto proprietà intuite dai difensori strenui di questa pianta, in seguito sono trasformate in realtà scientifiche. L’uso della cannabis in situazioni cliniche controllate, infatti, ha messo in evidenza come molte di principi attivi del gruppo dei cannabinoli offrono prestazioni nettamente superiori rispetto a molecole di sintesi utilizzate per la produzione di farmaci.
Anche se al momento legislazione in Italia e in Europa non si è ancora mossa in maniera uniforme e non ha formalizzato leggi a favore di questa sostanza, il passaggio più importante è già stato fatto. perché la coltivazione la vendita di prodotti a base di CBD con titolature e concentrazioni ben precise e con concentrazione residuali di THC controllate sotto lo 0,2%, è legale.
È possibile acquistare vari prodotti derivati dalla lavorazione con spremitura a freddo e anche semplicemente le infiorescenze per altri usi, come la preparazione di decotti e tisane, a patto che possa il produttore possa garantire la giusta concentrazione e il rispetto dei limiti legali prescritti.
Solo per citare alcuni dei campi di impiego per l’olio di CBD, questo può essere molto utile nel trattamento degli stati di insonnia perché è un ottimo rilassante ed è in grado di ridurre le manifestazioni somatiche dello stress, riducendo la tensione muscolare in eccesso e favorendo quindi il giusto ritmo della respirazione- necessario per entrare in fase di sonno prolungato e ristoratore.
Inoltre, si utilizza contro gli stati di ansia. Il suo effetto continua ad essere solo ed esclusivamente somatico, senza componenti psicoattive di nessun tipo.
In pratica a essere trattata è la tensione muscolare e gli stati di irritazione. Questo perché fa parte di un insieme di sostanze chiamate cannabinoidi che a loro volta interagiscono con il sistema endocrino umano stimolando la produzione di endorfine e neurotrasmettitori come la serotonina e la dopamina, che sono elementi alla base di una vita rilassata.
Lo stile di vita moderno molto spesso inibisce la produzione di queste sostanze, con effetti catastrofici sull’equilibrio fisico, che in molti casi portano direttamente allo sviluppo di stati di ansia ingiustificata e attacchi di panico. Alla loro base, secondo molti studi, ci sarebbero i picchi di produzione di neurotrasmettitori, non moderati dalla serotonina, prodotta in quantità insufficienti durante il sonno.
Le applicazioni possibili degli estratti titolati di CBD sono molte, dal miorilassamento al trattamento di stati confusionali e postraumatici, il bilanciamento della serotonina e persino le cure contro l’inappetenza psicosomatica e l’anoressia nervosa.
Gli studi clinici parziali effettuati fino a ora hanno posto in evidenza come il CBD abbia solo effetti collaterali minori, come sonnolenza in alcuni casi, incremento dell’appetito e reazioni a livello intestinale, ma come i sovra-dosaggi si tollerino senza difficoltà e non inducano crescite della soglia di attivazione che resta sempre invariata, anche dopo anni di impiego, a parità di condizioni di salute.
Si può comprare il CBD?
Al momento il commercio di prodotti basati su CBD e cannabis è sotto stretto controllo e sottoposto a limitazioni legate principalmente alla concentrazione residuale di THC. Rivolgersi a fornitori, negozi fisici e portali specializzati, in grado di garantire che il prodotto rispetti le soglie residuali e la titolatura è quindi molto importante.
Justbob.it è attivo da tempo in collaborazione con canapai specialisti e laboratori che possono garantire al 100% che il prodotto fornito rispetta i limiti di legge, proviene da agricoltura biologica e non contiene residui pericolosi di nessun tipo, ma anzi permette un dosaggio e una concentrazione affidabili, per garantire di poter intraprendere terapie basate su questo olio in tutta sicurezza e con la certezza di raggiungere i risultati attesi.