platinoIl platino è un metallo naturale e, come l’oro ed il ferro, è un elemento chimico che sulla tavola periodica degli elementi viene individuato dal simbolo Pt con numero atomico 78. Si tratta di un metallo di transizione molto malleabile e duttile, il più duttile in assoluto subito dopo l’oro e l’argento, contraddistinto da una colorazione bianco-grigiastra.

La sua natura particolare lo rende resistente alla corrosione, e i trova sia allo stato nativo che in minerali di nichel e rame; trova impiego sia in gioielleria, sia nella realizzazione di strumentazioni sofisticate da laboratorio, sia nei contatti elettrici, sia in odontoiatria che (più in generale) in medicina, sia nell’industria automobilistica: questo metallo pregiato viene sfruttato nei dispositivi anti-inquinamento degli autoveicoli, sia per la realizzazione di catalizzatori per l’industria chimica.

Allo stato puro è similare all’argento per colorazione e consistenza; è dotato di una grande duttilità e malleabilità, oltre ad una formidabile resistenza alla corrosione ed è dotato di forti capacità catalitiche: ad esempio, una miscela di idrogeno e ossigeno allo stato gassoso che vengono esposti ad una spugna al platino causano una esplosione.

Distintivi sono anche la resistenza alla corrosione chimica e all’ossidazione, che lo rendono adatto per la realizzazione di pregiati manufatti di gioielleria; inoltre, è dotato di alte proprietà reologiche alle alte temperature e di stabili proprietà elettriche, che lo rendono un costoso componente da sfruttare per le applicazioni industriali. Senza contare che, anche se esposto a temperature molto elevate, non è possibile sottoporlo all’ossidazione, ma può esser corroso da cianuri, alogeni, alcali caustici e dallo zolfo. Non può esser sciolto per infusione nell’acido cloridrico né nell’acido nitrico, ma può esser facilmente sciolto con un loro composto denominato acqua regia, che lo trasforma in acido cloroplatinico. Grazie a queste importanti proprietà, il platino viene impiegato per la realizzazione dei connettori dei cavi HDMI ed è considerato come un ottimo conduttore elettrico.

In natura, il platino si trova nella sabbia, mischiato ad oro e altri metalli preziosi. La sua estrazione avviene mediante una serie di procedure chimiche complesse. Intanto, il primo passo prevede l’eliminazione della sabbia mediante ripetuti lavaggi, per ottenere una suddivisione dei vari metalli. In tal modo si ottiene il platino minerale che, attaccato con l’acido citrico, viene separato da ferro e rame.

La soluzione così ottenuta, viene filtrata ottenendo un residuo solido che viene trattato con l’acqua regia, la quale scioglie platino, iridio e palladio sotto forma di cloruri. Ai cloruri che si ottengono in questo modo si deve aggiungere cloruro di ammonio, il quale fa precipitare il platino trasformandolo il cloroplatino di ammonio il quale, subito dopo, dovrà esser calcinata per ottenere la pugna di platino. Il passo successivo è la fusione della spugna di platino in un crogiolo di cenere, ottenendo un lega detta platiniridio. Questa lega dovrà subito dopo esser trasformata in una miscela di nitrocomposti solubili che, mediante precipitazione, forma cloro platinato di ammonio.

Il nome platino deriva dal termine spagnolo platina, diminutivo di plata che, in italiano, è argento. Si tratta di un elemento che, allo stato nativo, è molto noto ed utilizzato in varie leghe naturali: vi sono tracce del suo utilizzo nelle popolazioni precolombiane del Sudamerica, e la prima volta che esso compare in un documento europeo risale al 1557, anno in cui l’umanista Giulio Cesare Scaligero lo descrive con un metallo dalle proprietà misteriose, che è stato rinvenuto nelle miniere di Panama e del Messico e che, al momento in cui veniva menzionato, risultava come impossibile da fondere con le tecniche utilizzate dai metallurgi spagnoli.

Ma furono proprio questi a chiamarlo piccolo argento, platino, proprio perché era stato incontrato per la prima volta in Colombia e veniva considerato come una mera impurità dell’argento, che era inutile e poteva esser gettata via. Ma è stato solo nel 700 che gli spagnoli riuscirono a comprenderne vagamente le proprietà. Il platino fu infatti scoperto dall’astronomo Antonio de Ulloa e da Don Jorge Juan y Santacilia, incaricati da Filippo V di Spagna di unirsi ad una spedizione nel lontano Perù negli nni che andarono dal 1735 al 1745. Tra vari materiali osservati, Ulloa osservò la platina del pinto, un metallo non lavorabile che venne individuato assieme all’oro in Colombia. Nel viaggio di ritorno, i corsari inglesi intercettarono la nave di de Ulloa, ma – sebbene fu trattato bene alla corte inglese, divenendo membro della Royal Society – non potè pubblicare notizie su questo metallo prezioso quanto ignoto fino al 1748: prima di ciò, nel 1741 Charles Wood fu in grado di isolare l’elemento, reclamandone la scoperta, ed attribuendogli un simbolo alchemico che si poteva ottenere unendo i simboli dell’oro e dell’argento. In tempi recenti, vista la sua scarsa disponibilità, venne considerato un metallo prezioso, più dell’oro, e nella storia si hanno tracce del suo utilizzo anche in modi abbastanza strani, come ad esempio la realizzazione di un modello standard di riferimento per il metro, ottenuta dalla distanza fra due tacche segnate su una barra della lega tra platino ed iridio, custodita al Bureau International des Poids et Mesures di Sèvres; e, allo stesso modo, un cilindro realizzato nella stessa lega venne utilizzato per creare uno standard di riferimento del chilogrammo. Senza contare il suo impiego come materiale per la definizione dell’elettrodo standard ad idrogeno.

Il platino può esser trovato o allo stato nativo o in lega con l’iridio, e dal punto di vista commerciale i suoi minerali più importanti sono l’arseniuro di platino (noto anche come sperrylite, PtAs2) e il solfuro di platino, PtS, conosciuto col nome di cooperite. In genere può esser trovato assieme ad altri metalli analoghi e si estrae nei depositi alluvionali dei fiumi colombiani, dell’Ontario, degli Urali oppure in alcuni depositi degli Stati Uniti occidentali.

In ambito industriale, può essere ottenuto come semplice sottoprodotto della lavorazione dei minerali del nichel, con un tenore di circa due parti per milione: a render conveniente l’estrazione del platino è il grande quantitativo di minerale che generalmente viene lavorato.

I composti del platino, in genere, sono altamente tossici sebbene il platino in sé non sia in grado di generare un rischio biologico (essendo inerte). I composti del platino, in natura tendono ad esser rari, ma trovano applicazione in medicina, come il cisplatino che viene ampiamente sfruttato per la realizzazione di farmaci antitumorali o chemioterapici.

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